lunedì 30 aprile 2012

“L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro”?



La Festa del lavoro o Festa dei lavoratori è una giornata mondiale celebrata il primo Maggio di ogni anno, che intende ricordare l'impegno del movimento sindacale ed i traguardi raggiunti in campo economico e sociale dai lavoratori.“
Il lavoro è il primo valore su cui si fonda la nostra Repubblica (Art.1 Cost. ) e non solo, è (o dovrebbe essere) il mezzo attraverso cui il cittadino può raggiungere la piena emancipazione personale e concorre (o dovrebbe concorrere) allo sviluppo della Nazione.
Senza dimenticare che la Costituzione, all’art. 35, “tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni”, mentre le norme successive prescrivono le linee guida per la determinazione della retribuzione, degli orari di lavoro e  delle ferie.

Quest’anno, più di ogni altro, parlare di “festa” del lavoro suona quasi come una beffa, soprattutto alla luce delle recenti riforme che stanno interessando il mondo del lavoro in Italia, con la “modifica”, ma sarebbe il caso di dire con la “demolizione”, di quei diritti e di quei traguardi raggiunti dai lavoratori a seguito di dure lotte e che con questa giornata, da sempre, si intendono ricordare.

L’emblema di questa demolizione dei diritti dei lavoratori è certamente rappresentata dalle modifiche all’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, ad opera di “tecnici” nominati ad hoc.
Una ventata di liberismo, da lungo tempo auspicata dai sostenitori del più becero capitalismo nostrano.

Quello dell’art. 18 è sempre stato un campo minato per chi, come i partiti di centro-destra, all’insegna del più spietato liberismo, si approssimavano anche minimamente a sfiorare il più discusso articolo della storia del diritto del lavoro.
Ciò avrebbe significato andare incontro a manifestazioni di massa e perdita di consensi per chiunque avesse tentato di apportare qualche modifica.
Un campo minato persino per un Governo di tecnici spietati come quello attuale.

Dietro ogni singola parola dell’art. 18 si nascondono lacrime e sangue versati da migliaia di lavoratori per la difesa e per la conquista dei loro diritti.

Al di là di questo fondamentale caposaldo, non si comprende come si possa pensare che l’indebolimento delle tutele dei lavoratori e il corrispondente rafforzamento della libertà di licenziamento dei datori di lavoro possa portare ad un incremento dell’occupazione.

La giustificazione dei “demolitori” dell’art. 18 sarebbe quella secondo la quale “la rigidità del sistema crea spesso alti tassi di disoccupazione.”.

I fatti dimostrano che non è affatto così e che è vero l’esatto contrario.
La dimostrazione è data dagli esiti della Legge n. 30/2003, meglio conosciuta come. Legge Biagi, che, con lo stesso intento di “flessibilità” con il quale si intende oggi demolire l’art. 18, introdusse all’epoca figure contrattuali quali “il contratto a progetto” o il “contratto a chiamata” il “lavoro ripartito”, “lavoro accessorio”, “lavoro occasionale”, che, a distanza di quasi 10 anni, non hanno ottenuto altro risultato se non quello di incrementare il precariato, creando un alibi per molti datori di lavoro, che dietro l’apparente utilizzo di queste figure contrattuali celano rapporti di lavoro di ben altra natura, attuando abusi e speculazioni oltre che confusione.
Queste figure contrattuali, nella realtà dei fatti, vengono dunque utilizzate in funzione elusiva o frodatoria della legislazione posta a tutela del lavoro subordinato.
Oltretutto, gli interventi cui dava luogo la Legge Biagi furono definiti “a carattere sperimentale”.
I risultati dell’”esperimento” sono sotto gli occhi di tutti. E nonostante tutto l'"esperimento" continua!!


Ma è l’impossibilità di “programmare”, seppur per grandi linee, uno sprazzo di futuro personale l’effetto più devastante della precarietà; tale impossibilità, ad esempio, è l’ostacolo maggiore per la creazione di una famiglia. Infatti,  spesso la scelta di vivere senza vincoli familiari, sia per uomini che per donne, non è libera, ma imposta da circostanze contingenti e anche da una prassi consolidata delle imprese che considerano i single maggiormente appetibili.
Le donne, inoltre, subiscono trattamenti al dir poco ricattatori quando, ad esempio, in occasione dell’assunzione, anche a tempo indeterminato, devono presentare certificazione comprovante l’insussistenza dello stato di gravidanza non tenendo minimamente conto che la maternità è un diritto riconosciuto dallo Statuto dei lavoratori.
Il lavoro precario, inoltre, crea delle situazioni economiche complicate per i dipendenti con contratti "atipici" che, in quanto precari, non sono in grado di poter fornire garanzie reali di un salario nel lungo periodo, lasciandoli in evidente difficoltà nel momento in cui sono costretti, a richiedere agli istituti di credito del denaro per far fronte alle piccole spese quotidiane o per l'acquisto della casa nella quale andare ad abitare.
E questi ci vengono a dire che "il posto fisso è noioso"!!
Alla luce di tanto, ci chiediamo: Che senso ha accrescere questa precarietà eliminando la tutela per quei pochi lavoratori che ancora possono godere di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato?

Ad essere lesi sono i diritti inviolabili, quali la dignità personale, e l’uguaglianza sostanziale di tutti i cittadini (Art. 2 Cost.) e diminuisce il senso di appartenenza e la volontà di contribuire alla realizzazione del bene comune.

Dunque è davvero difficile parlare di “festa” in questo primo maggio 2012 quando si pensa ai tanti giovani e meno giovani che in questi ultimi mesi e in queste ultime settimane si sono tolti la vita perché non riuscivano a trovare un lavoro o perchè l'avevano perso, né vedevano alcuna prospettiva di trovarne in futuro.

Eppure, oggi al di là della denominazione “festa”, proprio per questa triste realtà in cui ci troviamo a vivere, è più che mai necessario raccogliere nelle piazze la gente. Ma non certo per festeggiare, perché non c’è alcunché da festeggiare, ma per manifestare e per gridare a voce alta il malcontento e per protestare contro queste “riforme” inique, contro questa “demolizione” delle tutele del mondo del lavoro e per opporre resistenza.
 

"Non c'è centrosinistra se non c'è la bandiera dei diritti del mondo del lavoro, se non c'è l'idea che l'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro, e se non c'è la difesa con le unghie e con i denti dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori". (Nichi Vendola)

Sinistra Ecologia Libertà
Circolo “Peppino Impastato" - Ceglie Messapica

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