I dati parlano drammaticamente
chiaro: l’Italia spende per l’istruzione
solo il 9% del totale della spesa pubblica, quando la media dei paesi
industrializzati è superiore al 13%. Nella classifica OCSE sugli investimenti e
sullo stato di salute del sistema della Formazione nei paesi più
industrializzati del mondo siamo penultimi, al 31° posto su 32.
Le leggi finanziarie degli ultimi
anni, che hanno utilizzato le risorse della scuola per fare cassa, e la
controriforma delle Gelmini, cioè il più grande tentativo di distruzione del
sistema di formazione pubblica e di demonizzazione degli insegnanti, hanno
portato a questo risultato.
Chi è venuto dopo, il ministro
Profumo, ha operato in piena continuità: aumento delle risorse alle scuole
private e tagli per gli enti pubblici di ricerca, blocca i concorsi
universitari e proroga i rettori, indice un “concorsone” in cui i titoli
accumulati non hanno alcun valore, lascia irrisolto il problema di chi nella
scuola lavora da anni in totale precarietà e si propone di ridurre gli Organi
Collegiali. Il sistema delle barriere d’accesso, tasse alte e numero chiuso, ha
ridotto la qualità della formazione e la quantità di persone laureate.
Così l’università attuale non è più uno strumento per poter migliorare la
propria condizione sociale.
Lo stesso accesso ai gradi
superiori della formazione è un continuo percorso ad ostacoli: dottorati senza
borse, contratti a salario zero, corsi di formazione post-laurea spesso
inutili, mortificante dipendenza dall’ordinariato, scollegamento totale con il
mondo del lavoro. Assistiamo ogni giorno al processo di dequalificazione e di
scarsa valorizzazione delle capacità di chi entra nel sistema della formazione.
Siamo l’unico paese nel mondo industrializzato che non considera il
finanziamento alla formazione pubblica come strumento anticiclico, per
contrastare la crisi e frenare gli effetti della precarizzazione del mondo del
lavoro.
Noi proponiamo una riforma del sistema della formazione
che punti in primo luogo ad equiparare le risorse e gli investimenti per
l’istruzione italiana a quelli della media europea, in linea con quel
che richiede l’Europa attraverso il
programma europeo per la ricerca e l’innovazione Horizon 2020.
Nella scuola che vogliamo il tempo pieno è garantito a tutti.
Abbiamo urgenza di abbattere la dispersione
scolastica che in alcune aree del paese supera il 20%. Per questo è
necessario introdurre l’obbligo
scolastico fino ai 18 anni. E abbiamo bisogno di scuole pubbliche di
qualità in tutto il territorio nazionale, che operino in reale autonomia.
Una delle priorità Al Governo per
il sapere come leva di un nuovo sviluppo
è il programma di edilizia scolastica,
perché non possiamo più vivere tragedie come quelle di San Giuliano, non
possiamo più pensare che i nostri figli passino la maggior parte della loro
giornata dentro strutture pericolanti, fatiscenti, con barriere architettoniche
che limitano l’accesso ai diversamente abili e privi di connettività.
Attraverso il taglio delle spese
per l’acquisto degli inutili aerei da guerra F 35 possiamo recuperare risorse
da investire in un forte programma di edilizia scolastica in tutto il
territorio nazionale che rinnovi le strutture e le adegui alla normativa antisismica,
le doti di connettività, di laboratori e degli altri strumenti necessari
C’è
bisogno di nuovi insegnanti. Ben tre generazioni di insegnanti sono
intrappolati nella vergognosa gabbia della precarietà. Per questo noi proponiamo un piano pluriennale di
immissione in ruolo dei precari, fino ad esaurimento delle graduatorie,
coprendo tutti i posti disponibili nelle scuole.
Bisognerà per questo reintrodurre il tempo pieno e le
ore di laboratorio che Gelmini aveva cancellato e garantire la presenza di insegnanti di sostegno, secondo il bisogno
certificato. La soluzione praticabile è il concorso
periodico che copra il fabbisogno a partire dalla percentuale degli
organici funzionali.
La formazione, come sappiamo,
inizia dalla nascita e le famiglie italiane, ed in particolare le donne gravate
dal doppio compito del lavoro e della
cura, necessitano con urgenza di nuovi
nidi pubblici, che garantiscano un numero di posti pari almeno al 30%
dei bambini fino a tre anni. La scuola deve formare alla vita: recuperiamo le
ore sottratte da Gelmini e lavoriamo per l’unificazione dei cicli liceali e
tecnico-professionali, investendo maggiormente nella materie
professionalizzanti. È così che la scuola potrà esercitare un ruolo preminente
nell’organizzazione della società, della produzione e della formazione delle
generazioni.
Ma la scuola è anche degli
studenti, mentre oggi il diritto
allo studio è fortemente messo in discussione dall’aumento delle tasse,
dai costi non più sostenibili delle famiglie per l’acquisto dei libri di testo
e del materiale scolastico, dall’erosione delle borse di studio. Vanno messe in
campo con urgenza le risorse necessarie a garantire le borse di studio, forme di reddito indiretto come la mobilità gratuita per gli studenti, e strumenti fiscali
come la deducibilità delle spese per
la scuola.
Invertire subito la rotta
significa garantire la possibilità di formazione a tutti, cancellando il numero
chiuso come metodo di accesso all’università. Significa rifinanziare l’intero
sistema di diritto allo studio, sia per le borse di studio, in particolare per
gli studenti di dottorato il finanziamento deve essere sempre garantito, sia
per le residenze studentesche, e parte delle risorse possono essere reperite da
coloro che ne hanno beneficiato eludendo fin qui il fisco.
Bisognerà svincolare la
possibilità di ottenimento della borsa di studio dalla sede universitaria
prescelta, la
contribuzione studentesca deve
essere progressiva in base alle condizioni economiche e patrimoniali,
senza penalizzare gli studenti
fuori corso, part-time e lavoratori.
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