L’Italia deve tornare a essere protagonista della formazione
degli Stati Uniti d’Europa con al centro politiche fiscali eque che contribuiscano
a ridistribuire la ricchezza e rilanciare un piano europeo per la buona e piena occupazione, per la conversione
dell’economia e dei cicli produttivi, per
politiche di welfare e di cittadinanza, per il reddito minimo su scala continentale.
Crediamo nell’Europa, quella di Altiero Spinelli, quella dei
diritti, del modello sociale, di un continente fatto di stati che superando i
confini della politica nazionale si federano in nome di un ideale alto di pace,
giustizia sociale ed ambientale.
Quel progetto di Stati Uniti d’Europa oggi rischia di
soccombere di fronte alla crisi economica e finanziaria, sotto le politiche di
austerità imposte da un modello di governo tra governi, nel quale gli interessi nazionali prendono il
sopravvento rispetto agli obblighi di solidarietà. Il dramma del popolo greco,
le mobilitazioni che attraversano le piazze dei Sud del continente, la
contrazione inaccettabile delle spese sociali, dall’istruzione alla sanità, la
privatizzazione dei profitti delle banche e del settore finanziario ci chiamano
ad una sfida irrinunciabile. Allo spread dei mercati finanziari causa della
progressiva accumulazione di debito sociale ed ecologico per queste generazioni
e quelle a venire, dobbiamo contrapporre il rilancio di un progetto politico federale, giacché la crisi
piuttosto che economica è crisi politica. É una crisi di vocazione e di
democrazia: la crisi di istituzioni quali il Parlamento Europeo, incapace di
esercitare un potere di indirizzo nei confronti della Commissione e della Banca
Centrale Europea.
L’Europa oggi sconta il prezzo di gravi ritardi e contraddizioni.
Il prezzo di un progetto limitato all’adozione di una valuta comune, l’euro, al
quale non è seguita la costruzione dei fondamenti politici, di un sistema
davvero europeo di governo e di produzione di regole comuni. Così quel modello sociale
europeo risultato delle mobilitazioni e delle proposte dei movimenti operai,
dei movimenti sociali di tutto il continente oggi soccombe a fronte dell’imperativo
di tutelare gli interessi del mercato e della finanza. Trilioni di euro sono stati spesi per operazioni di salvataggio
delle banche europee esposte nei confronti di paesi indebitati quali la
Grecia e la Spagna creando una spirale perversa di ulteriore indebitamento e
contrazione delle attività produttive e dell’economia reale. Le condizioni imposte in cambio
dell’accesso a pacchetti di aiuto da parte della BCE hanno inoltre contribuito
a precipitare milioni di persone nella spirale drammatica della povertà e
dell’esclusione sociale.
Questa situazione
rappresenta il brodo di coltura per ideologie xenofobe e populiste, secondo le
quali l’unico antidoto alla crisi sarebbe il ritorno identitario all’interno
dei confini degli stati nazionali.
A queste regressioni, allo spread sociale e culturale, andrà
contrapposto il rilancio del processo costituente europeo per gli Stati Uniti
d’Europa. L’Italia
come paese fondatore dell’Unione Europea deve tornare a essere protagonista non
solo attraverso la costruzione di un’architettura di governo fondata sulla
partecipazione diretta dei cittadini, ma anche e soprattutto attraverso il
sostegno a politiche fiscali eque, che contribuiscano a
redistribuire la ricchezza e rilanciare un piano europeo, un Green New
Deal, che costruisca le basi per la buona e piena occupazione, per la conversione
dell’economia e dei cicli produttivi, per politiche di welfare e
di cittadinanza, per il reddito minimo su scala continentale. Al Fiscal
Compact contrapporremo pertanto un patto dei cittadini per la democrazia, i diritti
sociali, il reddito minimo, i diritti dei lavoratori, l’equità e la giustizia.
Perseguiremo quest’obiettivo assieme alle forze della sinistra e socialiste europee,
convinti che la costruzione dell’Europa debba passare attraverso un rinnovato
protagonismo delle forze progressiste, dei sindacati e dei movimenti sociali. Per
ridare anima a un progetto rimasto a metà strada, non ci si potrà
limitare a
operare a livello di governi, ma dovremo alimentare e partecipare ad
un processo dal basso, su scala transnazionale, che potrà avere occasione
di esprimersi anche nelle prossime elezioni europee del 2014 per le quali ci
impegneremo alla costruzione di liste transnazionali come primo passo
verso un Parlamento
Europeo più forte, espressione della volontà, del mandato e del voto di
cittadini europei.
·
Lavoreremo con i governi e le forze progressiste
europee per una rinegoziazione delle politiche comunitarie e modificare
l’intero impianto recessivo di matrice merkeliana;
·
Daremo
sostegno ad un’Assemblea Costituente ed un processo di revisione dei Trattati
nel quale il Parlamento Europeo eletto nel 2014 avrà un ruolo centrale.
Un’Europa federale per ridefinire le priorità di sviluppo sociale rispetto a
quelle di rigore fiscale e di bilancio.
·
Il Parlamento Europeo avrà il potere legislativo
e il mandato e obiettivi della Banca Centrale Europea verranno profondamente
rivisti e corretti. La BCE dovrà
sostenere i paesi in crisi operando come prestatore di ultima istanza per i titoli
di Stati, ed emettendo eurobond;
·
Sosterremo il rafforzamento e l’effettiva
attuazione di misure di tassazione sulle transazioni finanziarie, allargando il
numero di paesi sostenitori e utilizzando il gettito per obiettivi di tipo
nazionale (welfare, politiche del lavoro etc) e internazionale (cooperazione allo
sviluppo, lotta ai cambiamenti climatici) nell’ottica di un maggior
coordinamento a livello europeo;
·
Chiederemo la rinegoziazione del Patto di Stabilità fissando i parametri secondo
i quali definire come produttivi specifici capitoli di spesa (welfare,
conversione ecologica, spese per occupazione, innovazione, cultura) ed impegno alla
revisione della Golden Rule al fine di escludere tali spese dal Patto di
Stabilità;
·
Chiederemo che il governo italiano sostenga nel
Consiglio dell’Unione Europea la revisione della direttiva “della vergogna”
degli accordi di riammissione, a politiche europee per i diritti civili,
diritti GLBQT e contro la discriminazione;
·
Sosterremo un
processo di integrazione mediterranea,
di cooperazione internazionale, di scambi culturali e commerciali, libera
circolazione delle persone, e promozione di energie rinnovabili e su piccola
scala
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