venerdì 22 febbraio 2013

LA NOSTRA IDEA DI EUROPA

     L’Italia deve tornare a essere protagonista della formazione degli Stati Uniti d’Europa con al centro politiche fiscali eque che contribuiscano a ridistribuire la ricchezza e rilanciare un piano europeo per la buona  e piena occupazione, per la conversione dell’economia e dei cicli produttivi,  per politiche di welfare e di cittadinanza, per il reddito minimo su scala continentale.
Crediamo nell’Europa, quella di Altiero Spinelli, quella dei diritti, del modello sociale, di un continente fatto di stati che superando i confini della politica nazionale si federano in nome di un ideale alto di pace, giustizia sociale ed ambientale.
Quel progetto di Stati Uniti d’Europa oggi rischia di soccombere di fronte alla crisi economica e finanziaria, sotto le politiche di austerità imposte da un modello di governo tra governi, nel quale  gli interessi nazionali prendono il sopravvento rispetto agli obblighi di solidarietà. Il dramma del popolo greco, le mobilitazioni che attraversano le piazze dei Sud del continente, la contrazione inaccettabile delle spese sociali, dall’istruzione alla sanità, la privatizzazione dei profitti delle banche e del settore finanziario ci chiamano ad una sfida irrinunciabile. Allo spread dei mercati finanziari causa della progressiva accumulazione di debito sociale ed ecologico per queste generazioni e quelle a venire, dobbiamo contrapporre il rilancio di un  progetto politico federale, giacché la crisi piuttosto che economica è crisi politica. É una crisi di vocazione e di democrazia: la crisi di istituzioni quali il Parlamento Europeo, incapace di esercitare un potere di indirizzo nei confronti della Commissione e della Banca Centrale Europea.
L’Europa oggi sconta il prezzo di gravi ritardi e contraddizioni. Il prezzo di un progetto limitato all’adozione di una valuta comune, l’euro, al quale non è seguita la costruzione dei fondamenti politici, di un sistema davvero europeo di governo e di produzione di regole comuni. Così quel modello sociale europeo risultato delle mobilitazioni e delle proposte dei movimenti operai, dei movimenti sociali di tutto il continente oggi soccombe a fronte dell’imperativo di tutelare gli interessi del mercato e della finanza. Trilioni di euro sono stati spesi per operazioni di salvataggio delle banche europee esposte nei confronti di paesi indebitati quali la Grecia e la Spagna creando una spirale perversa di ulteriore indebitamento e contrazione delle attività produttive e dell’economia reale. Le condizioni imposte in cambio dell’accesso a pacchetti di aiuto da parte della BCE hanno inoltre contribuito a precipitare milioni di persone nella spirale drammatica della povertà e dell’esclusione sociale.
Questa situazione rappresenta il brodo di coltura per ideologie xenofobe e populiste, secondo le quali l’unico antidoto alla crisi sarebbe il ritorno identitario all’interno dei confini degli stati nazionali.
A queste regressioni, allo spread sociale e culturale, andrà contrapposto il rilancio del processo costituente europeo per gli Stati Uniti d’Europa. L’Italia come paese fondatore dell’Unione Europea deve tornare a essere protagonista non solo attraverso la costruzione di un’architettura di governo fondata sulla partecipazione diretta dei cittadini, ma anche e soprattutto attraverso il sostegno a politiche fiscali eque, che contribuiscano a redistribuire la ricchezza e rilanciare un piano europeo, un Green New Deal, che costruisca le basi per la buona e piena occupazione, per la conversione dell’economia e dei cicli produttivi, per politiche di welfare e di cittadinanza, per il reddito minimo su scala continentale. Al Fiscal Compact contrapporremo pertanto un patto dei cittadini per la democrazia, i diritti sociali, il reddito minimo, i diritti dei lavoratori, l’equità e la giustizia. Perseguiremo quest’obiettivo assieme alle forze della sinistra e socialiste europee, convinti che la costruzione dell’Europa debba passare attraverso un rinnovato protagonismo delle forze progressiste, dei sindacati e dei movimenti sociali. Per ridare anima a un progetto rimasto a metà strada, non ci si potrà limitare a operare a livello di governi, ma dovremo alimentare e partecipare ad un processo dal basso, su scala transnazionale, che potrà avere occasione di esprimersi anche nelle prossime elezioni europee del 2014 per le quali ci impegneremo alla costruzione di liste transnazionali come primo passo verso un Parlamento Europeo più forte, espressione della volontà, del mandato e del voto di cittadini europei.
·         Lavoreremo con i governi e le forze progressiste europee per una rinegoziazione delle politiche comunitarie e modificare l’intero impianto recessivo di matrice merkeliana;
·          Daremo sostegno ad un’Assemblea Costituente ed un processo di revisione dei Trattati nel quale il Parlamento Europeo eletto nel 2014 avrà un ruolo centrale. Un’Europa federale per ridefinire le priorità di sviluppo sociale rispetto a quelle di rigore fiscale e di bilancio.
·         Il Parlamento Europeo avrà il potere legislativo e il mandato e obiettivi della Banca Centrale Europea verranno profondamente rivisti e corretti. La BCE dovrà sostenere i paesi in crisi operando come prestatore di ultima istanza per i titoli di Stati, ed emettendo eurobond;
·          Sosterremo il rafforzamento e l’effettiva attuazione di misure di tassazione sulle transazioni finanziarie, allargando il numero di paesi sostenitori e utilizzando il gettito per obiettivi di tipo nazionale (welfare, politiche del lavoro etc) e internazionale (cooperazione allo sviluppo, lotta ai cambiamenti climatici) nell’ottica di un maggior coordinamento a  livello europeo;
·          Chiederemo la rinegoziazione del Patto di Stabilità fissando i parametri secondo i quali definire come produttivi specifici capitoli di spesa (welfare, conversione ecologica, spese per occupazione, innovazione, cultura) ed impegno alla revisione della Golden Rule al fine di escludere tali spese dal Patto di Stabilità;
·          Chiederemo che il governo italiano sostenga nel Consiglio dell’Unione Europea la revisione della direttiva “della vergogna” degli accordi di riammissione, a politiche europee per i diritti civili, diritti GLBQT e contro la discriminazione;
·          Sosterremo      un processo di integrazione       mediterranea, di cooperazione internazionale, di scambi culturali e commerciali, libera circolazione delle persone, e promozione di energie rinnovabili e su piccola scala

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