Bisogna abbandonare la logica
dell’intervento d’urgenza e realizzare una riforma di sistema che possa garantire,
finalmente, una giustizia più efficiente e veloce. Vogliamo dire basta a una giustizia tollerante fino all’impunità
per i potenti, spietata per i migranti e
gli emarginati.
Troppe cose non vanno nella
Giustizia del nostro paese. I temi sono noti: lunghezza dei processi, eccessi
di custodia cautelare, emergenza
carceraria, leggi ad personam.
Sono temi fondamentali per la tutela
dei cittadini e per il rispetto delle garanzie della persona. Occorre
abbandonare ogni logica propria dell’intervento d’urgenza e lavorare
immediatamente ad una riforma del sistema, il cui primo impegno consista nel
recuperare rapporto e fiducia del cittadino, chiudendo il capitolo dell’imposizione di leggi ad personam voluto in
questi anni dalla destra all’unico scopo di salvare Silvio Berlusconi dai
processi nei quali è stato imputato. Questo ha portato ad un attacco incessante
non solo all’autonomia e all’indipendenza della magistratura, ma a tutto
l’impianto di garanzie e di bilanciamento tra i poteri che deriva dalla nostra
Costituzione.
Noi ribadiamo di essere
favorevoli ad una più netta separazione
delle funzioni e non alla separazione delle carriere in magistratura, per
una fondamentale ragione di garanzie dell’intero sistema della nostra
giustizia. Garanzie che ci portano anche ad essere fermamente contrari al
tentativo di imputare ai giudici una responsabilità risarcitoria diretta, che
ne renderebbe più difficile l’esercizio della funzione, e alla limitazione
degli strumenti di indagine, a partire dalle intercettazioni.
La destra al governo ha imposto,
con alcune leggi come la Bossi-Fini e la legge Giovanardi, un modello discriminante
di giustizia: tollerante sino all’impunità per i potenti e i privilegiati e
spietato e razzista verso gli stranieri e gli emarginati. La spaventosa condizione
delle carceri italiane è figlia di questa politica, classista e securitaria,
che ha prodotto il degrado degli istituti di pena, con la reclusione dei migranti
nei centro di espulsione e la persecuzione dei tossicodipendenti, con la
mortificazione dei richiedenti asilo.
Otto anni è ormai la durata media
di un procedimento penale e quasi vent’anni quello civile, tempi che
determinano forti e giuste sanzioni da parte dell’Unione europea verso il
nostro Paese. Quanto ai processi civili, cittadini e imprese, italiane e
internazionali, non vedranno mai risolte in tempo utile le proprie controversie,
lasciando il Paese arretrato nelle sue strutture economiche.
Una riforma che non può essere
ancora rinviata è quella che riguarda l’avvocatura.
Essa deve dotarsi di uno Statuto improntato prima di tutto all’etica, al
diritto e alla giustizia, ma mai alla concorrenza e alle altre regole del
mercato. Punti di forza devono essere l’autonomia e la formazione della figura
e della professione dell’avvocato. Servono interventi radicali in materia di
difesa d’ufficio e patrocinio per i meno abbienti, dove si registra una
clamorosa disparità di condizioni sociali nell’accesso alla giustizia, non
degne di un paese civile. Intendiamo intervenire per colmare tutte le vistose
lacune, le storture e le contraddizioni della Legge Severino in materia di
lotta alla corruzione.
Una svolta radicale serve anche
nella situazione carceraria, oggi al collasso. In carcere oggi ancora si muore,
i sucidi e gli atti di autolesionismo stanno lì a testimoniare che la fase
dell’esecuzione della pena è attuata in condizioni disumane. Occorre limitare
il flusso in entrata, favorendo al contempo, nei limiti della legge, il
deflusso. I diritti fondamentali dell’individuo vanno sempre garantiti, anche
con interventi di edilizia carceraria affinchè le strutture detentive siano
idonee ad assicurare il rispetto della dignità umana. Si deve giungere alla
cancellazione delle leggi di segregazione, dalla Bossi-Fini, alla
Fini-Giovanardi, alla ex Cirielli.
Bisogna potenziare il ricorso
alle misure alternative alla detenzione, sia nella fase ultima del trattamento,
al fine di favorire il reinserimento nella società, sia ab origine per i reati
meno gravi. La stessa intenzione deve pervadere la indispensabile riforma delle
misure di custodia cautelare, vera e propria sciagura del nostro sistema che
viene a privare la persona dei diritti fondamentali e della stessa dignità
personale trattenendo il detenuto oltre il tempo ragionevole alle esigenze
cautelari.
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